ROSAJANSKI DOLUNO - Dulïna se nalaža tu-w Reġuni Friuli-Venezia Giulia. Göra Ćanïnawa na dilä di mërä ta-mi to Laško anu to Buško nazijun.


IL SITO DEDICATO A TUTTO IL POPOLO RESIANO CHE TENACEMENTE CONTINUA A DIFENDERE LINGUA,CULTURA E TRADIZIONE


Il Popolo Resiano, lotta contro l'imposizione all'appartenenza alla Minoranza Nazionale Slovena
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mercoledì 22 novembre 2023

Oseacco fine anni 40 circa

Carnevale a Oseacco

circa 1946/7/8

Da destra:

Siega Gemma Acumave

Foladore Emma Zabalonino (sorelle)

Foladore Luigi Paule

Foladore Marietta Zabalonino (sorelle)

venerdì 10 novembre 2023

Coritis di Resia 1950 circa

Sagra di Coritis, prima Domenica di agosto. Primi anni 1950. I bambini donano alla Chiesa formaggi,burro,uova,tutto quello che in quegli anni la popolazione produceva realmente. Il tutto venivano portati con cesti e gerla direttamente dagli stavoli che circondavano Coritis.

martedì 8 agosto 2023

Chiesa di Coritis 1993 - 2023

30 anni dalla posa della prima Pietra PER NON DIMENTICARE
1885 ‐ 1892 (costruzione intero bene) Non ci è dato sapere se a Coritis esistesse una chiesetta prima dell'8 marzo 1885 ma si presume che almeno una cappella devozionale fosse presente sul territorio. La richiesta era stata fatta dal titolare della Pieve don Rucchini al vescovo di Udine nella quale chiedeva l'autorizzazione a erigere un Oratorio e anche l'invio di uno incaricato alla benedizione della prima pietra. La risposta era stata immediata e il 15 maggio dello stesso anno viene benedetta la prima pietra dell'Oratorio sotto il titolo di Madonna della Neve. Nulla si sa più fino a quando il 1° di agosto del 1888 il parroco Rucchini annota che: "a Coritis è in fabbrica un Oratorio e il di cui titolare non si conosce". Undici anni dopo, il 18 agosto 1899, lo stesso Rucchini scrive che "a Coritis vi è una chiesa eretta nell'anno 1889 ed ha un'altare sotto il titolo di S. Anna". Un documento del 5 luglio 1892 conferma che l'Abate di Moggio mons. Zucchiatti ha benedetto la chiesa il 2 di luglio. 1961 ‐ 1961 (dedicazione intero bene) I titolari di questa chiesa nel tempo sono diventati i Santi Simone, Giuda e Anna. Nel 1961 diventa parrocchia a sé stante e il 1° maggio del 1966 viene unita con quella di Oseacco. 1976 ‐ 1976 (distruzione intero bene) Il sisma del 15 settembre 1976 l'ha gravemente danneggiata e in seguito demolita. 1990 ‐ 1991 (riedificazione intero edificio) Nel 1990 si costituiva un Comitato per la sua ricostruzione con a capo il fabbriciere Fabrizio Di Lenardo; la chiesa con il campanile fu completata e benedetta domenica 4 agosto 1997 da mons Lorenzo Caucig delegato dall'arcivescovo Alfredo Battisti.

giovedì 15 giugno 2023

lunedì 9 gennaio 2023

DNA E I RESIANI

Articolo di Franco Tosoni
Premetto che:
“”” Cosa è la scienza? Tra i modi di pensare alla realtà naturale, pensiero incluso, ce n’è uno che comunemente è chiamato scientifico che gode di una certa reputazione perché è costruito con regole che cercano di garantirne l’affidabilità. È proprio questa reputazione a produrne la differenza, spesso contestata, dagli altri modi di pensare: perché si confonde l’elevata plausibilità di ciò che la scienza afferma con l’idea che quelle affermazioni siano vere in assoluto. Questa pretesa di verità, mai reclamata dai veri scienziati, viene ingiustamente tacciata di arroganza e usata, paradossalmente, per difendere la gratuità di altri modi di pensare, dichiarati veritieri per ragioni che trascendono la realtà stessa.”””
Dopo l’introduzione, ripropongo questo video, non per il motivo che era stato presentato a suo tempo, ma per puntualizzare alcuni aspetti, non marginali, ma che hanno avuto una parvenza molto marcata, esemplare e significativa. Infatti, volutamente e con una maliziosa programmazione, semplice ma mirata a rimarcare che, non a caso, la presentazione e la puntualizzazione dell’evento sia stata presentata proprio a Stolvizza, paese in cui esiste una dichiarata “minoranza slovena”, invenzione astratta e immaginaria. Hanno confutato i nostri adiacenti per il risultato che i ricercatori del Servizio di Genetica Medica del IRCCS Burlo Garofalo di Trieste che, dopo due anni di lavoro, hanno relazionato su quanto era emerso da tale ricerca, denominato: “Parco genetico del Friuli Venezia Giulia”. Da tale relazione era spuntata la prova che i Resiani risultano essere un’etnia unica in Europa (forse nel mondo?), in cui si afferma, di fatto, che i Resiani non hanno alcun vincolo genetico (manco po' ca..o), tradotto, “neanche per sogno” o una derivazione congiunta con gli Sloveni, tanto meno come la ipotetica assonanza con la lingua, la nostra primitiva e originaria, la loro “adolescente”, originata e dialettale. L’allora sindaco, Sergio Chinese, se ce ne fosse ancora bisogno da sottolineare, aveva pensato bene, quindi, ad invitare ed incontrare i ricercatori proprio a Stolvizza, per ribadire, con questo suo incontro, quanto è sbagliato dichiararsi “minoranza”, senza avere una base scientifica sulla “Genetica” e senza avere la certezza sulla nostra provenienza dichiarando, IO SONO, a dimostrazione di una dottrina erronea e infondata.

lunedì 2 gennaio 2023

CANTI, STRUMENTI MUSICALI ANTICHI E LA "RESIANA"

Lo studioso russo, IZMAIL l. SREZNEVSKIJ, ci ha lasciato queste testimonianze sugli antichi canti e strumenti musicali resiani ed il modo di ballare “La Resiana”, raccolte nella primavera del 1841, quando venne in visita a Resia. “I preti piano piano hanno fatto scordare quasi tutte le canzoni antiche del popolo resiano, colla proibizione di cantarle…. I brani rimasti degli antichi canti resiani assomigliano stranamente alle canzoni ritualistiche della Russia meridionale, per la melodia. Gli strumenti musicali sono il «gusli» (oslje), (Il gusli è un antico strumento a corda slavo, molto comune in Russia simile allo zither n.d.r.), assomigliante alla cetra. Un tempo avevano anche la zampogna (dùdy): una sola è rimasta oggi; l'ha un povero vecchio di Oseacco. La «Resianka» è una danza originalissima e bellissima. I ballerini si dispongono a 10 passi gli uni dagli altri, di fronte - ragazzi da una parte e ragazze dall'altra; quelli colle mani ai fianchi e fronte altera, queste colle braccia conserte e fronte timidamente abbassata.
Una fila s'avvicina all'altra per 3 volte ed alla terza volta si formano le coppie in girotondo. Poi si cambia la formazione in tal modo da far sì che ogni coppia stringa le mani delle coppie ai suoi fianchi in un bell' intreccio. In circolo danzando vanno prima a destra poi a sinistra. Quindi si staccano a coppie e procedono in fila cantando la canzone tutti insieme. I ragazzi si dividono ancora dalle ragazze ed ancora di nuovo le due file si mettono di fronte a distanza di 10 passi- ma così si è ritornati da principio e la danza ricomincia di nuovo ...e di nuovo ... al travolgente ritmo ed incessante.” IZMAIL l. SREZNEVSKIJ - GLI SLAVI DEL FRIULI 1841
Articolo di Franco Tosoni

martedì 31 agosto 2021

Deborah Puccio e la Val Resia

Come sei diventata e diventi donna nelle società montane del sud Europa? Nella vallata alpina di Resia, abitata da una minoranza slava, fu sotto la copertura del "sporco" babac o adornata della scintillante maskira che la giovane donna iniziò un viaggio rituale che la portò alle nozze.
Nella valle pirenaica di Bielsa, ancora oggi, è intorno alla abbagliante madama che la fanciulla tesse il suo destino. Non lontano da lì, nella piccola valle di Gistain, le lavorazioni tessili, la trasmissione dei beni tra donne di diverse generazioni, i giochi di velare e svelare, di essere e di apparire iniziati al carnevale continuano nelle feste di mezza estate e nei festeggiamenti celebrati in onore del santo patrono. Tramite la studio comparativo dei carnevali e delle feste attraverso cui si sviluppa la femminilità, Deborah Puccio mette in luce la continuità tra riti secolari e celebrazioni religiose analizzando il sistema di omologie, contrapposizioni e differenze tra maschere, ruoli rituali, figure mitiche e immagini cristiane di santi e vergini che, in un sottile gioco tra carattere e persona, far emergere la nuova identità delle giovani ragazze. Una prospettiva innovativa, poiché la festa del carnevale è sempre stata affrontata dal punto di vista dei ragazzi e dei riti che consentono loro di accedere alla virilità. opposizioni e differenze tra maschere, ruoli rituali, figure mitiche e immagini cristiane di sante e vergini che, in un sottile gioco tra carattere e persona, fanno emergere la nuova identità delle fanciulle. Una prospettiva innovativa, poiché la festa del carnevale è sempre stata affrontata dal punto di vista dei ragazzi e dei riti che consentono loro di accedere alla virilità. opposizioni e differenze tra maschere, ruoli rituali, figure mitiche e immagini cristiane di sante e vergini che, in un sottile gioco tra carattere e persona, fanno emergere la nuova identità delle fanciulle. Una prospettiva innovativa, poiché la festa del carnevale è sempre stata affrontata dal punto di vista dei ragazzi e dei riti che consentono loro di accedere alla virilità. Per chi fosse interessato CLICCHI QUI

lunedì 5 luglio 2021

L’ORO DI RESIA, O QUASI, LO STROK

Cambiano le abitudini nel tempo, specialmente quando ci sono degli interessi di mezzo. Un tempo lo strok era considerato alla stessa misura che oggi si considera la patata oppure il fagiolo. Ogni famiglia lo coltivava in funzione del proprio fabbisogno domestico ed era considerato un elemento utile per integrare e dare un senso a certe pietanze, come viene fatto oggi, forse con un po’ più di originalità. Poi si è scoperto che aveva delle proprietà che, coltivato in altri luoghi, non aveva: la sua tipicità, il suo profumo e la sua dolcezza nel rendere più gustoso il cibo. Qualche anno fa, visitando la mostra dell’aglio presso una sala del Centro Visite del Parco Naturale delle Prealpi Giulie, l’addetto mi invitò a sentire il tipico profumo di questa piccola pianta bulbosa. Gentilmente gli ho risposto che quel tipico profumo lo conoscevo molto bene perché, dopo tanti anni, me lo sentivo ancora addosso, visto tutte le volte che mia mamma mi legava una coroncina attorno al collo perché avevo i vermi. Dicevano che l’aglio aveva anche questa proprietà, che quel suo tipico profumo non permetteva al verme di risalire fino in gola e causarti il tuo soffocamento. Per tanti anni non volevo più sentire parlare di aglio tanto ero stato nauseato dal suo profumo. Adesso sono tornato ad apprezzare queste sue proprietà e tutti i suoi prodotti derivati.
Ma torniamo al nocciolo della questione per considerare questo prodotto. La considerazione consiste nella sua produzione e nella sua commercializzazione. Quest’anno ha avuto luogo una festa dedicata esclusivamente all’aglio di Resia ed è stata una giornata davvero interessante. Certamente, proponendo questa festa, si è voluto ulteriormente far conoscere questa sua tipicità ad un pubblico ancora più vasto. La grande affluenza di persone intervenute alla festa ha già dimostrato il suo grande interesse, e credo che quel quantitativo di aglio scorto sulle bancarelle, alla fine, sia stato tutto venduto. Questa è la situazione sommaria di quanto è successo quel giorno perché la maggior parte del prodotto era già stato piazzato a dovere, venduto anticipatamente ad una clientela selezionata. Devo sottolineare, inoltre, che non tutto l’aglio coltivato e prodotto aveva preso questo percorso. Poco prima del suo raccolto c’è stata una parte che ha preso strade diverse, illegalmente diverse, frutto di alcune ruberie notturne. Tutto questo qualche anno fa, forse, non sarebbe successo, e la ragione consiste nel fatto che questo prodotto, a quel tempo, aveva scarsa o nulla commerciabilità per la sua poca visibilità. Adesso l’aglio di Resia è diventato frutto di interesse e la sua attenzione ha fatto sì che per averlo uno lo paga ad un prezzo interessante. Per questo motivo, quindi, è ragionevolmente evidente che è diventato ormai un prodotto ricercato e, desumo, che in questo caso è pensabile, senza ombra di dubbio, che la domanda, visto il suo valore, supera abbondantemente l’offerta, pertanto, in virtù di questa analisi, si può benissimo pensare che, te rosaijanski strok, è da ritenere come l’oro di Resia, o quasi. Seguito Ripropongo questo mio brano, già pubblicato a suo tempo, perché vorrei soffermarmi su un argomento, sempre attinente allo Strok, ma con un distinto e importante riferimento, la ragione e l’intelligenza di come si è arrivati a individuare tutte quelle sue proprietà. Fino a poco tempo fa, anche se avevo chiesto a qualcuno delle indicazioni, delle spiegazioni di indicarmi, forse quelle persone non conoscevano esattamente chi e come e da chi era partita quella caratterizzante individuazione delle particolarità, le proprietà, il suo profumo e la dolcezza dello strok resiano, non ero mai riuscito ad individuare il protagonista. Avevo pensato che forse quella intuizione certamente fosse partita da una persona molto sensibile e amante della terra, dalla sua educazione e della sua passione per il gusto e per i sapori, ma mai avrei pensato che le sue origini fossero “italiane”, cioè una persona venuta da lontano, “nä läska”, a scoprire la preziosità e la caratteristica di questa pianta bulbosa resiana. Non credo che i resiani non ne fossero a conoscenza di queste sue proprietà, visto anche il grande uso che ne hanno sempre fatto, ma forse non avevano mai pensato che questo frutto della propria terra sarebbe diventato la conseguenza di tanto interesse e tanta attenzione, per queste sue particolarità, se questa persona non avesse intuito ed evidenziato queste sue pregiate specificità. Ma veniamo alla identificazione di questa persona, anche se la maggior parte dei resiani conosce già la sua identità e il suo profilo, forse un po' meno noi “emigranti”. Adele Martinello, questo è il nome della protagonista della valorizzazione del nostro, del suo Strok. "Tä läska Adele Martinello", ma di fatto diventata, "nä rosaijanska", avendo sposato un resiano ed essendosi integrata perfettamente nella nostra realtà, ha ricoperto anche un incarico importante nell’amministrazione comunale del comune di Resia, il mandato di vicesindaco e assessore all’agricoltura. Ci tenevo a soddisfare questa mia curiosità con la consapevolezza di aver reso, a distanza di tempo, un riconoscimento doveroso verso quella persona che ha permesso di rendere lo Strok, quasi, l’Oro di Resia. A distanza di quasi dieci anni dalla sua pubblicazione sono riuscito ad acquisire, con-la possibilità di consultarlo, il libro: L’Aglio di Resia e la sua Valle, autori Gino Di Lenardo e Maria Ida Turello, lui resiano, lei “mezzosangue resiano”, così si definisce – interessante per la sua illustrazione, con abbondanza e precisione di particolari, come notevole ed esauriente la spiegazione fotografica. Articolo di Franco Tosoni

domenica 25 aprile 2021

25 aprile 2021

Io oggi festeggio il 25 aprile, festeggio San Marco e in tutti i paesi, una volta si svolgevano delle Processioni chiamate Rogazioni. Per coloro che non ne conoscono ne il motivo ne lo svolgimento, scrivo queste poche righe sperando d'incuriosirvi un poco. Le rogazioni Si svolgevano il 25 aprile come data fissa, e poi nei tre giorni precedenti l’Ascensione che si festeggia esattamente 40 giorni dopo la Pasqua. C’era, nello svolgimento, un rituale che veniva puntualmente osservato e che si ripeteva con assoluta attenzione. Le Rogazioni si svolgevano sempre di prima mattina, appena terminata la S. Messa che si officiava all’alba per permettere ai fedeli poi, d’iniziare la loro giornata lavorativa. La Processione partiva dal sagrato della chiesa e si avviava lentamente verso la campagna. In testa c’era di solito un giovane che portava il Crocefisso ornato con i primi fiori della stagione ed issato su una lunga asta di legno, alquanto alta, per renderlo visibile anche da molto lontano. Immediatamente al seguito veniva il Sacerdote con una nutrita schiera di chierichetti tra cui il più importante era quello che recava il secchiello dell’Acqua Santa, di cui durante la camminata si faceva un gran uso. Poi venivano gli uomini, pochi, perché la maggior parte erano al lavoro, ma quelli che erano a casa ed i più anziani, non mancavano mai. Infine c’erano le donne, le ragazze e le bambine, tutte con l’abito della festa e con il capo coperto da fazzoletti colorati che davano alla Funzione una nota cromatica. Si procedeva lentamente lungo uno strettissimo sentiero che attraversava prati e campi. S’intonavano le lodi a Dio ed alla Vergine e poi si iniziavano le lunghissime Litanie dei Santi, con una cadenza dolce e implorante che chiedeva la protezione di Tutti coloro che potevano dare una mano, affinché la terra potesse produrre buoni frutti e l’erba dei prati potesse crescere sana e rigogliosa per pascere gli animali domestici. Ad ogni implorazione scandita dal Parroco la gente rispondeva a gran voce: “Te Rogamus, Audi Nos”cioè: “Ti preghiamo, Ascoltaci” e proprio da questo (Rogamus) deriva il nome di Rogazioni. Una “passeggiata” di Fede, un’iniezione di Speranza ed una richiesta collettiva di protezione su se stessi e su tutto quello che la Madre Terra offriva per la sopravvivenza dei suoi figli.

sabato 27 febbraio 2021

Lingua Resiana: GIORNATA INTERNAZIONALE DELLA LINGUA MADRE

Domenica 21 febbraio 2021, si celebrava la Giornata Internazionale della Lingua Madre! Si tratta di una celebrazione indetta dall'UNESCO per il 21 febbraio di ogni anno per promuovere la madrelingua, la diversità linguistica e culturale e il multilinguismo! L’UNESCO è fortemente impegnata nella promozione e nella tutela del multilinguismo e dell’inclusione, principalmente con programmi che favoriscono l’inserimento delle lingue indigene nell’istruzione formale e che sostengono la diversità linguistica in internet, nei media e nei canali di comunicazione di massa. Per questo nel 1999 l’UNESCO ha istituto la Giornata Internazionale della Lingua Madre, successivamente approvata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Il Comune di Resia in collaborazione con l'Ecomuseo Val Resia, ha organizzato questo bellissimo video a favore della Nostra Lingua.

sabato 20 febbraio 2021

Tradizione Orale della Val Resia - Wïže, pravize, zitirade našeh ti stareh

Pubblichiamo l'elenco delle registrazioni fatte a Resia dal 1962 al 1975 (e anche prima) da vari studiosi, fra cui anche Alan Lomax (etnomusicologo americano) che ha visitato l'Italia nel periodo 1954-55, passando per Resia. In seguito alcuni tecnici della RAI di Trieste hanno effettuato le registrazioni a Resia (e altrove in Friuli): ricordiamo Carpitella, Nataletti. Insieme a loro e in seguito autonomamente hanno continuato a fare registrazioni a Resia gli etnografi sloveni. I Resiani si sono prestati generosamente a farsi intervistare e racconta ai loro ospiti Pravize, wïže, induvinke e tutti gli aneddoti e conoscenze che facevano parte della loro cultura, oltre a ore e ore di zitirade, fiduciosi, ma ignari che, nella realtà, tutto veniva sottratto alla cultura resiana. Il 29 ottobre 1988 'I responsabili dell' Accademia slovena di Scienze e Arti consegnava o copia delle registrazioni etnografiche al Museo Etnografico di Malborghetto', con il titolo Registrazioni Popolari degli Sloveni d'Italia. Nell'elenco che pubblichiamo possiamo riconoscere i nostri parenti, nonni, genitori, amici e conoscenti che tanto si sono spesi per questo impegno e magari qualcuno avrà voglia di andare al Museo Etnografico di Malborghetto ad ascoltare un estratto del nostro passato.

venerdì 19 febbraio 2021

Le bugie hanno la gonna corta

Dinanzi a due foto mi sono soffermato, e ho cercato di capire se veramente sono resiane le Donne postate. A riguardo della foto della fine del 1800, non ci sono dubbi.RESIANE DOC.
Pag. 148 del libro Resia e i Resiani. Foto fine 1800, sulla scalinata della chiesa di Prato. Ma sulla seconda foto ho parecchi dubbi. Mi soffermo sui vestiti. Nel 1939 l'acquerellista Saša Šantel ha disegnato una donna in costume, direi fantasioso con Stolvizza sullo sfondo. L'assurdità è inserirlo nel libro Resia e i Resiani (pag. 154), come appartenente alla nostra tradizione. Mentre il vero costume resiano è sicuramente un altro.

giovedì 21 settembre 2017

GORIZIA - AGOSTO 1965 – FESTIVAL DEL FOLCLORE

DA FONTE AFFIDABILE - PER PRESENZA E MEMORIA VISIVA

Articolo redatto da Franco Tosoni

Altri tempi, altro periodo, siamo a Gorizia, mese di agosto 1965, Festival del Folklore, è presente anche il nostro, non il loro, Gruppo Folkloristico Val Resia.
I suonatori sono: Di Lenardo Giovanni, ḡiuancala, Micelli Livio, liviot, Tosoni Francesco, chech, a capo del gruppo, Tosoni Felicito, fritz
Tutto bene, i nostri fanno il loro dovere e la loro bella figura davanti ad un folto pubblico. Molti applausi ai nostri suonatori ed ai nostri ballerini, e la manifestazione prosegue con l’esibizione degli altri gruppi folkloristici, gli invitati a questa riunione popolare.
Si può affermare che la festa è poi continuata secondo il suo programma, ma verso la fine del raduno, al momento della sfilata, il nostro Gruppo, non loro, si è rifiutato di sfilare per le vie di Gorizia. Cosa era successo di così grave per rifiutare questo passaggio? Era successo che un gruppo folkloristico della ex Jugoslavia, sicuramente sloveno, si era presentato a questo incontro con tanto di zitira e bunkula e questo fatto aveva contrariare, e non di poco, i nostri suonatori ed i nostri ballerini. Un oltraggio, questo, che i nostri non avevano ignorato, avevano tollerato fino al momento della sfilata, poi ci ha pensato liviot. Prima ci esibiamo con la musica e la nostra danza, deve aver pensato, poi avremo tutto il tempo di riflettere e di pensare. E come ci ha pensato, perché al momento della sfilata, mettendo la sua zitira sottobraccio, ponendo in risalto quell’affronto, disse chiaro e tondo: Amici e compaesani, avete visto anche voi che dispetto e provocazione ci hanno fatto con questo atto, quindi torniamo a casa perché io alla sfilata con loro non partecipo. E così hanno fatto tutti gli altri componenti del nostro gruppo, non loro, e sono tornati a casa senza partecipare alla sfilata.
A quel tempo con i mezzi di trasporto bisognava cavarsela mediante macchine private, in questo modo, pure in quella occasione, il gruppo si era dovuto arrangiare, per presentarsi alla manifestazione di Gorizia, con l’ausilio della disponibilità di alcuni proprietari di un mezzo di trasporto. E appunto da uno di questi autisti di fortuna che ho raccolto questa testimonianza. A dirla con sincerità questa testimonianza suona straordinariamente come una musica un po' insolita, con i tempi di oggi, non che non sia vera, ma è il comportamento coerente assunto dai componenti di quel gruppo, tutti, ballerini e suonatori, che questo episodio esprime e fa emergere tutta la responsabilità e la franchezza del loro gesto, quell’orgoglio resiano, quella lealtà e quella fedeltà alle proprie origini, alla propria stirpe, sintomo di devozione e di resianità.
Una riflessione su questo episodio. Il gruppo folcloristico oggi, il gruppo folcloristico ieri, due realtà, due periodi diversi. Io sono decisamente e chiaramente sicuro che un gesto del genere è stato semplicemente esemplare, cosa che oggi, a distanza di circa 50 anni, il loro Gruppo Folcloristico Val Resia non sarebbe in grado di farlo, per volontà, condiscendenza e compiacenza.


Franco Tosoni